venerdì 16 dicembre 2011
White Rose Movement
Nascono nel 2002, ma all'inizio andare avanti è dura e per guadagnare qualche soldo lavorano come imbianchini e decoratori. Finisce che i White Rose Movement spesso si esibiscono con le mani sporche di vernice. La gente comincia a credere sia una questione di look, però fa nulla: l'importante è che piaccia il loro miscuglio di post-punk, synth-pop ed elettronica.
Il quintetto arriva dall'Inghilterra ed è composto da Jasper Milton (chitarra), Finn Vine (chitarra e voce), Taxxi (tastiere), Owen Dyke (basso) ed Ed Harper (batteria). Quattro di loro crescono in una comune hippy nel Norfolk, mentre Taxxi viene recuperata in un locale londinese.
Facciamo un salto indietro nel tempo.
Quando la comune si dissolve Finn Vine e Jasper Milton si trasferiscono a Londra e qui fondano una band di nome Arturo, con la quale cominciano a esibirsi e a mettere via i soldi per comperare strumenti e attrezzatura varia.
Poi gli Arturo finiscono la loro parabola e i due amici decidono di formare un nuovo gruppo insieme a Owen Dyke ed Ed Harper. Quando si tratta di scegliere il nome la decisione è di omaggiare il gruppo di studenti che tentarono di opporsi al regime nazista: White Rose Movement.
Però manca ancora qualcosa.
Per suonare le tastiere viene ingaggiata Taxxi, che in realtà si chiama Erica e che all'inizio mente clamorosamente sulle sue doti di musicista. Sia come sia, l'alchimia funziona lo stesso e dunque il gruppo comincia a macinare musica.
Dopo aver firmato con l'etichetta Independiente (2004), i White Rose Movement cominciano a lavorare con producer Paul Epworth (già responsabile del sound di Maxïmo Park e Bloc Party).
Ci vogliono quasi dodici mesi di lavoro, ma alla fine l'album d'esordio è pronto: "Kick" esce a partire da metà aprile 2006, dopo aver già da tempo fatto parlare di sé soprattutto all'interno della scena indipendente inglese (il singolo di debutto, "Love Is A Number" è in giro sin dalla primavera del 2005).
Purtroppo i WRM si "sciolsero" (odio dirlo) un po' di tempo fa, ma comunque ci rimane un album davvero coinvolgente e accattivante.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Adoro Londons mine.
RispondiEliminaOgni tanto li riascolto, è sempre un gran sentire.